Silvia Cassetta

Smart Energy to save us

  “E’ nei momenti di maggiore difficoltà che nascono grandi opportunità”… Una premessa incoraggiante per la voglia di concretizzare il sogno di un pianeta piu’ sano e di una Architettura dove l’energia diventa strumento di progetto e  il Design è a servizio dell’ innovazione.  “La Nuova Energia” è  modo di pensare Smart, dove novità  significa cambiare un sistema attraverso:  informazione , produzione, investimenti e formazione per un modo più intelligente di utilizzare l’energia.  “Il Potere Laterale”, la “III Rivoluzione Industriale” e la generazione diffusa di  cui parla Jeremy Rifkin, mentore mondiale della green economy,  sono solo le basi su cui si fonda il piano di sviluppo del Distretto Produttivo Pugliese delle Energie rinnovabili: “La Nuova Energia” che il 3 Novembre 2010 è stato riconosciuto dalla Regione Puglia. A guidarci in questa “Associazione delle Associazioni di categoria”,  interpretando sapientemente  Rifkin, è il Dott. Giuseppe Bratta, Presidente del Distretto, per ora costituito da 350 aziende produttive. “L’obiettivo è mettere insieme le anime PRODUTTIVE E TECNOLOGICHE presenti sul territorio per creare nuove strategie che intervengano con progetti concreti”: Utopia, non è un termine che sembra far parte del Suo vocabolario, ed è questo l’aspetto piu’ incoraggiante. La volontà di unire le persone è fondamentale visto che, come tutte le rivoluzioni, si puo’ vincere solo insieme contro una lobby troppo radicata. L’era dei combustibili fossili è ormai giunta al termine, e  non ha molto senso sperimentare il “Fracking” o trivellare qua e là per andare a ferire ancora di più una terra ormai stanca che ci si sta rivoltando contro. Utilizzare al meglio questa nuova energia è un concetto economico rivoluzionario, perché se si produce energia da risorse rinnovabili, si tolgono clienti potenziali alle multinazionali petrolifere  e del carbone. Una contro-tendenza  che ha nell’idea di “nuovo”, anche la voglia di tecnologizzare un ritorno al passato, in  cui il rispetto e l’armonia per la natura erano le prime regole:  il film Avatar è solo una colorata citazione di ciò che andrebbe sperato. Il vero cambiamento è, infatti, nella connessione tra le persone, energie umane. La “Civiltà dell’Empatia” è un altro libro che ha scritto Rifkin nel 2010, in cui ritiene direttamente proporzionale il rapporto tra modi di vivere in empatia delle persone e la capacità di sviluppo della comunità. Per crescere bisogna dunque sostenere un “salto empatico”, solo in questo modo l’umanità potrà concentrarsi sulla salvaguardia delle risorse energetiche.    Non è idealismo, è voglia di consapevolezza … “La Puglia ha il primato italiano per il fotovoltaico e per l’eolico, ma ha anche il bisogno di renderlo sostenibile”, continua il Dott. Bratta. La politica nazionale italiana non solo non aiuta ma ostacola (negli ultimi 5 anni sono cambiate le regole 6 volte!!!), inoltre le lobbies dell’ENERGIA tradizionale del petrolio e del carbone hanno in mano la comunicazione: per fortuna, la questione è di pertinenza Europea, teniamo gli occhi ben piantati a “Horizon 2020”, il nuovo programma dell’Unione per il finanziamento della ricerca e dell’innovazione.  L’obiettivo del Distretto, come afferma il Presidente Bratta,  mira ad essere parte integrante del sistema produttivo e a rendere autonome  le aziende ed i privati che adottano le energie rinnovabili:  senza usare incentivi economici, ma con fluidità e certezze, è un sistema che può mirare all’autonomia energetica di ogni singolo produttore. Si genera un meccanismo che non solo produce energia nuova, ma anche nuovi posti di lavoro. Il futuro è studiare un’evoluzione tecnologica tale da poter produrre energia e stoccarla, gli impianti di stoccaggio saranno una svolta (la Germania è già un esempio). Ovviamente tutto questo significherebbe: espansione internazionale,  distribuzione dell’energia pulita e decentrata, democratizzazione dell’ energia … che è esattamente il contrario di ciò che avviene nel mercato economico oggi. In un contesto in cui si tende ad ostacolare ciò che fa paura, si informa poco, è necessaria una nuova “alfabetizzazione”… “La Nuova Energia” cerca di promuovere il  Made in Puglia all’estero, verso un’ espansione internazionale,  offre professionalità in un argomento in cui c’è molta incompetenza e improvvisazione:  forma professionisti capaci di applicare seriamente i concetti dell’efficienza energetica. Progettare Smart City, significa dunque pensare sia all’edificio come organismo autonomo energeticamente, sia ad un sistema urbano in cui possano coesistere strategie della green economy.    Sole, Vento, Acqua, Terra: se siamo in armonia con loro siamo in armonia con la nostra salute, è questo il segreto…basta utilizzarli al meglio. Quello che dovrebbero insegnare nelle facoltà di Architettura è che la sostenibilità dell’energia non è un obiettivo finale, ma può essere un metodo di progetto. Una sfida ancora complicata, infatti, sembra quella tra l’integrazione di elementi  tecnici per produrre energia e il gesto compositivo progettuale: c’è ancora troppa dicotomia, a mio parere, tra i sistemi dei  moduli fotovoltaici, o di materiali innovativi, e l’edificio stesso. Bisognerebbe, invece, riflettere su delle “smart skins” integrate, delle membrane intelligenti, usate ad esempio, nell’ Institut du monde arabe di Jean Nouvel, realizzato a Parigi negli anni ottanta, in cui l’illuminazione interna naturale è ottimizzata attraverso il controllo di membrane metalliche che si chiudono e si aprono come un obiettivo fotografico. Nell’architettura abbiamo ancora tanto da progettare e da sperimentare per risolvere e integrare la forma e l’energia… basta solo impegnarsi … e disegnare il nuovo. La rapidità del design è riuscita, invece, a meglio interpretare delle soluzioni, per esempio nel Mini-Eolico, che ha un minor impatto ambientale… Ma poi: chi decide se qualcosa è a grande impatto ambientale se non ci sono delle regole oggettive? Allora dovremmo abbattere i bruttissimi palazzi dei palazzinari che hanno regolarmente costruito? Difendiamo le pale eoliche, perché bisogna essere ambientalisti ma con occhio da Architetto … e su un punto siamo sicuri: sono molto più metafisiche e belle loro che tante bruttezze architettoniche che ci circondano. Ebbene si può trovare poesia anche nei parchi eolici … d’altra parte sembrano fiori giganti, come se fossimo un po’ tutti in Alice nel paese delle Meraviglie… I vincoli e i limiti sul rapporto tra paesaggio ed eolico, sono considerati illegittimi nel momento in cui manca una regolamentazione precisa, infatti in Italia non abbiamo

La regola e il caso

Come il giorno e la notte la regola e il caso sono due contrari come la luce e il buio come il rosso e il verde come il caldo e il freddo come l’umido e il secco come il maschile e il femminile. La regola dà sicurezza, la geometria ci aiuta a conoscere le strutture o a costruire un mondo nel quale ci possiamo muovere senza paure. Il caso è l’imprevisto a volte terribile a volte piacevole l’incontro con una persona con la quale si stabilisce subito un contatto di simpatia o di amore, l’esplosione di una idea risolutrice la scoperta di un fenomeno. La regola nasce dalla mente si costruisce con la logica tutto è previsto con la regola si può pianificare un programma. Il caso nasce dal clima dalle condizioni ambientali, sociali, geografiche, dai recettori sensoriali. Un odore di eucaliptus la forma di un sasso il ritmo delle onde del mare… La regola, da sola è monotona il caso da solo rende inquieti. Gli orientali dicono: La perfezione è bella ma è stupida bisogna conoscerla ma romperla. La combinazione tra regola e caso è la vita, è l’arte è la fantasia, è l’equilibrio. Bruno Munari, Verbale scritto 1982.

Danza E’ Architettura.

Tesi del master eseguita presso la Scuola Politecnica di Design a Milano. Studio per il concept “Pausa d’arte”, che si concentrava sul rapporto tra coreografie di forme in movimento e sedie di design. Alias “Pausa d’Arte” (concept architettonico e di comunicazione aziendale per il design Alias) L’idea è quella di realizzare uno spazio dove si possano valorizzare le caratteristiche dei prodotti senza esporli direttamente, sottolineandone il concetto attraverso la suggestione di coreografie danzate che evocano il significato espressivo delle forme. “Il potenziale dinamico” pronto ad esplodere degli oggetti è, infatti, suggerito da corpi che danzano le forme delle sedie. Il design degli oggetti e le coreografie si susseguono in proiezione sui teli che costituiscono l’allestimento. Si crea così un “teatro” in cui il design è in stretta relazione con la forma corporea e le coreografie sono appositamente studiate per esprimere il significato degli oggetti a cui si relazionano. Il connubio tra danza, arte e design nasce da un comune valore che questi mondi hanno: l’unione tra “tecnica e bellezza”. Lo spazio espositivo è costituito da teli flessibili su cui le coreografie sono retroproiettate, diventando così ombre pronte a rivelare l’essenza del design degli oggetti. L’interazione del fruitore con gli oggetti di design è sia visiva che tattile: avviene, infatti, osservando la successione delle ombre e gli oggetti si possono toccare attraverso tagli spaziali sulle tele da proiezione. Il valore della scoperta emozionale è dunque preceduto da una curiosità indotta dalla suggestione delle immagini coreografate. Danza E’ Architettura Dance performer: Silvia Cassetta. Fotografia e regia: Beatrice Laurora. Progetto architettonico: Silvia Cassetta, Alessio Gloria e Teobaldo Piluso durante il laboratorio con il Professor Paolo Cesaretti.

Design del recupero – Oggetti liberi da ogni schema

Dalla redazione de “Il Democratico”: http://ildemocratico.com/2011/02/18/design-oggetti-liberi-da-ogni-schema/ La libertà di emozionare sconvolgendo i formalismi, ascoltare le note di Brian May che suona sul tetto di Buckingham Palace, la voglia di far rivivere i vecchi oggetti dei mercatini, che siano di Londra o più “tradizionali”: è questo il clima in cui nascono sedie interamente rivestite di immagini, per comunicare attraverso oggetti liberi da schemi progettuali. Perché se Braque e Picasso sono i pionieri dell’applicazione del collage nell’arte, nel design per emozionare non basta la superficie: bisogna andare oltre la tela, utilizzare sedie come se fossero quadri. Già nel periodo delle avanguardie Kurt Schwitters, con il suo Merzbau nell’Hannover anni trenta, utilizzava il collage per invadere lo spazio, assemblava immagini e oggetti di uso comune per creare installazioni artistiche con frammenti di cose appartenenti ai suoi amici. John Heartfield, sempre nella Germania dadaista, creava invece fotomontaggi satirici usando il collage come espressione politica, in un tempo in cui era forse più efficace comunicare con le immagini perché tutti potessero cogliere il dissenso sociale. I più vicini fratelli Campana, dalla vivace San Paolo, incollano peluches alle sedie, attaccano oggetti e stoffe brasiliane a mobili che invadono lo spazio con un’identità di ribellione e colore. “Riutilizzare” sembra oggi il tema più caro a designer e artisti, mentre gli architetti utilizzano il riciclo per il recupero di strutture dismesse. Gli artisti rielaborano così vecchi oggetti, come i mobili della nonna, che altri butterebbero via. Il riuso è sempre stato un tema “speciale” per i creativi: i primi che si divertono a creare incollando sono del resto i bambini, artisti per eccellenza. Tuttavia la forza di un’espressione artistica non è solo nella novità della tecnica, quanto nel concetto che si vuole comunicare, nello spirito con cui si applica il metodo. Tale filosofia è stata applicata alle sedie rielaborate da Silvia Cassetta per un’idea di comunicazione nata dalla Wake Up di Fabio Mazzocca. Questo progetto nasce dall’ironia e dalla voglia di comunicare attraverso le immagini, rendendo una semplice sedia un oggetto artistico e pubblicitario. La designer-architetto è sempre stata interessata al recupero di oggetti dismessi, forse per evidenziare un approccio diverso alla vita in cui, se le cose abbandonate si trasformano in idee colorate, le emozioni comunicano e curano vecchi ricordi. In questo caso rivestire sedie serve anche ad esprimere contenuti, come fossero riviste. Se Munari ironizzava sul tema della sedia progettandone una per visite brevi, tanto scomoda da non permettere quasi di sedersi, qui ora si gioca, si taglia, si incolla e si vernicia per creare la sedia che ti fa “sedere sui tuoi desideri”. Perché mai una sedia dovrebbe servire solo a sostenere qualcuno? Offrire un’ulteriore funzione alla seduta non è una semplice operazione di “ready-made”, che estrapola l’oggetto dalla sua evidente collocazione, ma è voglia di divertire con arredi personalizzati ed esclusivamente pensati per un brand. Con le tradizionali tecniche del decoupage e del collage, ogni elemento d’arredo può così raccontare una storia. Queste nuove sedie artigianali danno nuova forma alla comunicazione dell’idea, che acquista così tridimensionalità. Personalizzare una sedia o un arredo è forse la soluzione migliore in un sistema dove ogni cosa è ormai omologata, e chi non conosce design e architettura contemporanea è confuso da uno stile ormai diventato un non-stile perché presente in ogni mega-centro commerciale, nei non-luoghi contemporanei che ospitano un design diventato di massa.

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