Silvia Cassetta

Dance your Truth

c’è un tempo in cui ti riconosci e impari che ogni frammento di te è importante e che devi danzare la tua verità per consentire la creazione di  nuovi spazi

piantaLibera

“piantaLibera” è un progetto danzato su cui sto lavorando, nato da una riflessione sui confini architettonici che possono influenzare  i movimenti e dal desiderio di danzare libera nello spazio. E’ anche una riflessione sul condizionamento tra il movimento e i materiali, le superfici. Ho scelto la mia planimetria preferita di un architetto ‘simbolo’, come ‘misura’ ideale di sperimentazione… Il progetto è in fase di studio… (Aprile 2020) 

Perimetri

Le misure sono nate per definire qualcosa e renderlo comprensibile, o forse vivibile. Non siamo nulla senza un limite da superare, senza un confine da cui uscire, senza una misura da memorizzare… Noi stessi siamo un ‘confine’, per gli altri e per noi… 

IN/FORMAL

  Vince la Corea, il più concettuale è il Chile,  ma il più urbanistico e storico è il Perù,   Il Chile, sembra il più carino: vivaci i colori e suggestivo per il contrasto tra l’ingresso tradizionale di una casa tipica e il modulo in cemento scaraventato lì come fosse un meteorite, nella parte espositiva vera e propria. Ma ‘carino’ non è un termine che si addice all’architettura …      La biennale severa dedicata all’architettura e non agli architetti ci ha insegnato che ciò che conta è analizzare problemi sociali e provare a risolverli, ci riesce molto bene il Perù che si occupa esclusivamente dell’architettura residenziale collettiva. Un padiglione, molto architettonico nel volume,  che ripercorre, in maniera chiara la storia dei principali insediamenti urbani, è stato quasi accademico nell’esposizione dei progetti; “In/formal”, questo il titolo, spiega un argomento tipico, ma molto attuale, la coesistenza di formale ed informale nelle città.  In questo padiglione si comprende bene come ci siano delle energie sociali che agiscono direttamente e fisicamente sul territorio,  oltre la pianificazione e la regolamentazione urbana. Il Perù spiega quello che è successo… (anche in Italia), la coesistenza tra formale ed informale, ovvero tra un’ espansione spontanea sociale necessaria e collettiva e la “mano libera” degli investitori privati mossi da obiettivi capitalistici. Non è simile a molte realtà attuali? Gli sviluppi spiegati in questo padiglione sono: l’ “unidad vecinal” +”invasion“, entrambe stesso obiettivo, di origini opposte, convergono nel 1946 e cercano di rispondere alla crisi degli alloggi , progetti urbani da una parte ed occupazione di case dall’altra. L’ occupazione della collina di San Cosme a Lima, è la testimonianza di come se l’urbanistica non risolve le esigenze sociali, la gente si avvale del diritto necessario dell’occupazione, quindi il reato dell’ invasione diventa una necessità…         Il padiglione più romantico, quello dell’Ungheria: un’installazione con mollette sui cui disegnare personalmente da lasciare appese come ricordo, evocava il concetto pedagogico dell’architettura partecipata… in cui ognuno, con la sua molletta, contribuisce a rendere la costruzione completa solo alla fine…    Fundamentals 2014 si è conclusa… ha spiegato, non celebrato. La speranza  è che l’architettura  possa, anche, risolvere funzioni sociali, con maggiore consapevolezza dei luoghi e delle  esigenze delle persone, i fondamentali ora li dovremmo conoscere…

aRoma Snøhetta

   Il nome di una vetta, il volto di un simple man, l’umiltà di un grande per insegnarci molto… Craig Dykers di Snøhetta Non una conferenza… ma “Conversation” con Pippo Ciorra,  in una sede Madre, per  architetti romani e non,  la Casa dell’Architettura, nell’ Acquario Romano. “American Academy in Rome” e l’Ambasciatore Norvegese  hanno reso il tutto degno dell’incontro con l’internazionale studio di C. Dykers.     Pippo Ciorra e Craig Dykers   “Bisogna pensare con il corpo, se pensi solo con la testa non stai creando nulla….” una delle prime frasi di Craig Dykers nella “conversation” con Pippo Ciorra, per sintetizzare il concetto che quando si progetta è necessario il confronto con materiali, modelli, spazio, manualità.    L’esponente americano dello studio di OSLO, con sede anche a New York,  inizia facendoci vedere non un mega- progetto…ma cosa avviene nel welcoming del suo studio: appena si entra si può degustare birra… o servirsi alla reception-bar,  il lavoro con i modelli è un must per il controllo del progetto… i suoi collaboratori lavorano-disegnano esattamente sui medesimi tavoli dove mangiano nell’open space…. Come se l’architettura fosse un modo di vivere e non un lavoro…. e secondo me è esattamente un modo di vivere e affrontare la vita. Vincitore del concorso per la biblioteca di Alessandria d’Egitto nell’89, lo studio affronta temi internazionali delicati come il museo nell’area di Ground-Zero a New York. Dykers mostra progetti dove non c’è solo il confronto con lo spazio pubblico, ma con la memoria di eventi storici e politici, in cui all’architettura è affidato il compito di rappresentare e ricordare.  Ci vuole in questi casi uno studio con un’anima umile e grande che abbia come atteggiamento…. quello di “cambiare sempre restando sempre coerenti “… è  Ciorra che etichetta il lavoro di Craig Dykers con questa frase.                                   Memorial Museum a Ground Zero  Lo studio Snøhetta, infatti, soddisfa pienamente la critica usualmente severa di Ciorra che sottolinea con pochissime frasi un merito che ogni architetto dovrebbe avere: quello di NON creare un lunguaggio celebrativo per se stessi, ma di pensare a progetti che si adattino, reagiscano alle condizioni del progetto  e non siano rigidamente concentrati sull’architettura in sé. Forse bisognerebbe fare architettura dimenticandosi di un linguaggio architettonico, ma semplicemente rispondendo a delle questioni… che i luoghi pongono, ma prima ancora le persone.  L’Opera House di Oslo è emblematica e poetica, il progetto per Time Square a NY darà finalmente la possibilità ai cittadini di appropriarsi di arredi progettati per loro e non di sedersi casualmente dove capita in una delle piazze piu’ frequentate del pianeta.    dettaglio Opera House di Oslo     progetto per Time Square, NY    Lo studio di Craig Dykers è davvero concentrato su tutte le dimensioni….progetti urbani, architettonici e piccole fontane per gatti…hanno il medesimo valore…come quello della grafica di una banconota, la “Corona” Norvegese… ispirata all’ acqua : disegnata in singole grafiche. Messi in fila tutti i tagli, apparirebbe una strana specie di paesaggio…     Bello lo studio Snøhetta,  solido come un boscaiolo scandinavo, cool come un Dj !        http://snohetta.com/ http://www.aarome.org/ http://www.casadellarchitettura.it/acquario-romano-srl/    5 novembre 2014 …. remember to “start with my second thought”…

scatti inaspettati

“Spiandola” e fermandola mentre scattava … ho avuto la fortuna, per una casualità nel padiglione “Espana”, di conoscere la bravissima fotografa Alessandra Chemollo e mi si è aperto un mondo in cui architettura e fotografia s’incontrano. Onorata di avere un suo scatto inaspettato di me  immersa nell’architettura …  Architetto di formazione, la Fotografa si è laureata presso l’Università IUAV di Venezia nel 1995, con una tesi sulla relazione tra architettura e fotografia nel contemporaneo.  E’ una delle protagoniste di  SisMyCity     http://www.sismycity.com/   progetto fotografico sulle conseguenze del sisma che ha colpito L’Aquila e il suo territorio nel 2009.   La fotografia, in questo caso,  fa gridare alle rovine la necessità di reagire e di ricostruire… Altro Suo progetto  è  “Ma quale architettura”  http://www.fuorivista.org/portfolio/ma-quale-architettura/ Riporto qui il  sito di Orsenigo – Chemollo che è davvero interessante …  perchè le vere foto non si spiegano, parlano da sole … Grazie ad Alessandra Chemollo www.orsenigochemollo.comwww.fuorivista.orglachemollo@fastwebnet.it  

una Biennale Severa addolcita dalla Danza

Una Biennale d’Architettura come l’Architettura dovrebbe essere… ci voleva Rem Koolhaas per mettere in ordine i FONDAMENTALI elementi che compongono gli spazi e per ricordare agli architetti che conta piu’ il progetto che essere archistar, conta piu’ la composizione delle città che le sculture architettoniche.     Le critiche erano scontate … ma io credo che questa Biennale sia  RIBELLE, perchè azzera tutto il frastuono del “design laccato” che ci circonda e finalmente fa tabula rasa. Sollecita un po’ la coscienza degli architetti… Al termine del primo giorno di visita ho deciso di tornare di nuovo il secondo perchè un giorno non basta… bisogna perdersi e lasciarsi bombardare da tutte quelle informazioni che alla fine ti confondono ma ti  IMpongono delle domande.  “Fundamentals” il titolo… perchè abbiamo perso i fondamentali, distratti da tutto il caos che sovrappone l’effimero all’essenziale…. FUNDAMENTALS, che ricorda anche nel nome le Fondamenta di Venezia, è divisa in: Elements of Architecture (dove sono esposti gli elementi fondamentali dell’architettura… è quasi un catalogo in scala 1:1) Absorbing Modernity        (come i principali Paesi hanno reagito e costruito la modernità… è quasi una fiera) Monditalia   (come l’Italia ha espresso la sua Architettura… è la parte piu’ poetica in cui si  assiste alle prove degli                   spettacoli  della sessione danza diretta da Virgilio Sieni)                      La Danimarca  ci ricorda che alcuni dei principali elementi di estetica sono connessi alla natura, legni, profumi e il candore del bianco ci conducono verso un mondo semplice, bianco e naturale.       L’Architettura è una cosa Seria….che necessita di poche regole, le piu’ essenziali, le piu’ decise… La fluidità e la poesia sono lasciate alla danza, che sembra dare il giusto equilibrio allo spazio, lo  risolve e forse gli conferisce un’ identità persa. La Danza restituisce  i rapporti tra pareti anonime che compongono spazi … perchè;   l’ architettura, in fondo,  ha bisogno della Vita per essere felice …    

Smart Energy to save us

  “E’ nei momenti di maggiore difficoltà che nascono grandi opportunità”… Una premessa incoraggiante per la voglia di concretizzare il sogno di un pianeta piu’ sano e di una Architettura dove l’energia diventa strumento di progetto e  il Design è a servizio dell’ innovazione.  “La Nuova Energia” è  modo di pensare Smart, dove novità  significa cambiare un sistema attraverso:  informazione , produzione, investimenti e formazione per un modo più intelligente di utilizzare l’energia.  “Il Potere Laterale”, la “III Rivoluzione Industriale” e la generazione diffusa di  cui parla Jeremy Rifkin, mentore mondiale della green economy,  sono solo le basi su cui si fonda il piano di sviluppo del Distretto Produttivo Pugliese delle Energie rinnovabili: “La Nuova Energia” che il 3 Novembre 2010 è stato riconosciuto dalla Regione Puglia. A guidarci in questa “Associazione delle Associazioni di categoria”,  interpretando sapientemente  Rifkin, è il Dott. Giuseppe Bratta, Presidente del Distretto, per ora costituito da 350 aziende produttive. “L’obiettivo è mettere insieme le anime PRODUTTIVE E TECNOLOGICHE presenti sul territorio per creare nuove strategie che intervengano con progetti concreti”: Utopia, non è un termine che sembra far parte del Suo vocabolario, ed è questo l’aspetto piu’ incoraggiante. La volontà di unire le persone è fondamentale visto che, come tutte le rivoluzioni, si puo’ vincere solo insieme contro una lobby troppo radicata. L’era dei combustibili fossili è ormai giunta al termine, e  non ha molto senso sperimentare il “Fracking” o trivellare qua e là per andare a ferire ancora di più una terra ormai stanca che ci si sta rivoltando contro. Utilizzare al meglio questa nuova energia è un concetto economico rivoluzionario, perché se si produce energia da risorse rinnovabili, si tolgono clienti potenziali alle multinazionali petrolifere  e del carbone. Una contro-tendenza  che ha nell’idea di “nuovo”, anche la voglia di tecnologizzare un ritorno al passato, in  cui il rispetto e l’armonia per la natura erano le prime regole:  il film Avatar è solo una colorata citazione di ciò che andrebbe sperato. Il vero cambiamento è, infatti, nella connessione tra le persone, energie umane. La “Civiltà dell’Empatia” è un altro libro che ha scritto Rifkin nel 2010, in cui ritiene direttamente proporzionale il rapporto tra modi di vivere in empatia delle persone e la capacità di sviluppo della comunità. Per crescere bisogna dunque sostenere un “salto empatico”, solo in questo modo l’umanità potrà concentrarsi sulla salvaguardia delle risorse energetiche.    Non è idealismo, è voglia di consapevolezza … “La Puglia ha il primato italiano per il fotovoltaico e per l’eolico, ma ha anche il bisogno di renderlo sostenibile”, continua il Dott. Bratta. La politica nazionale italiana non solo non aiuta ma ostacola (negli ultimi 5 anni sono cambiate le regole 6 volte!!!), inoltre le lobbies dell’ENERGIA tradizionale del petrolio e del carbone hanno in mano la comunicazione: per fortuna, la questione è di pertinenza Europea, teniamo gli occhi ben piantati a “Horizon 2020”, il nuovo programma dell’Unione per il finanziamento della ricerca e dell’innovazione.  L’obiettivo del Distretto, come afferma il Presidente Bratta,  mira ad essere parte integrante del sistema produttivo e a rendere autonome  le aziende ed i privati che adottano le energie rinnovabili:  senza usare incentivi economici, ma con fluidità e certezze, è un sistema che può mirare all’autonomia energetica di ogni singolo produttore. Si genera un meccanismo che non solo produce energia nuova, ma anche nuovi posti di lavoro. Il futuro è studiare un’evoluzione tecnologica tale da poter produrre energia e stoccarla, gli impianti di stoccaggio saranno una svolta (la Germania è già un esempio). Ovviamente tutto questo significherebbe: espansione internazionale,  distribuzione dell’energia pulita e decentrata, democratizzazione dell’ energia … che è esattamente il contrario di ciò che avviene nel mercato economico oggi. In un contesto in cui si tende ad ostacolare ciò che fa paura, si informa poco, è necessaria una nuova “alfabetizzazione”… “La Nuova Energia” cerca di promuovere il  Made in Puglia all’estero, verso un’ espansione internazionale,  offre professionalità in un argomento in cui c’è molta incompetenza e improvvisazione:  forma professionisti capaci di applicare seriamente i concetti dell’efficienza energetica. Progettare Smart City, significa dunque pensare sia all’edificio come organismo autonomo energeticamente, sia ad un sistema urbano in cui possano coesistere strategie della green economy.    Sole, Vento, Acqua, Terra: se siamo in armonia con loro siamo in armonia con la nostra salute, è questo il segreto…basta utilizzarli al meglio. Quello che dovrebbero insegnare nelle facoltà di Architettura è che la sostenibilità dell’energia non è un obiettivo finale, ma può essere un metodo di progetto. Una sfida ancora complicata, infatti, sembra quella tra l’integrazione di elementi  tecnici per produrre energia e il gesto compositivo progettuale: c’è ancora troppa dicotomia, a mio parere, tra i sistemi dei  moduli fotovoltaici, o di materiali innovativi, e l’edificio stesso. Bisognerebbe, invece, riflettere su delle “smart skins” integrate, delle membrane intelligenti, usate ad esempio, nell’ Institut du monde arabe di Jean Nouvel, realizzato a Parigi negli anni ottanta, in cui l’illuminazione interna naturale è ottimizzata attraverso il controllo di membrane metalliche che si chiudono e si aprono come un obiettivo fotografico. Nell’architettura abbiamo ancora tanto da progettare e da sperimentare per risolvere e integrare la forma e l’energia… basta solo impegnarsi … e disegnare il nuovo. La rapidità del design è riuscita, invece, a meglio interpretare delle soluzioni, per esempio nel Mini-Eolico, che ha un minor impatto ambientale… Ma poi: chi decide se qualcosa è a grande impatto ambientale se non ci sono delle regole oggettive? Allora dovremmo abbattere i bruttissimi palazzi dei palazzinari che hanno regolarmente costruito? Difendiamo le pale eoliche, perché bisogna essere ambientalisti ma con occhio da Architetto … e su un punto siamo sicuri: sono molto più metafisiche e belle loro che tante bruttezze architettoniche che ci circondano. Ebbene si può trovare poesia anche nei parchi eolici … d’altra parte sembrano fiori giganti, come se fossimo un po’ tutti in Alice nel paese delle Meraviglie… I vincoli e i limiti sul rapporto tra paesaggio ed eolico, sono considerati illegittimi nel momento in cui manca una regolamentazione precisa, infatti in Italia non abbiamo

spazi d’acqua

……uno spazio che sia sott’acqua, rende tutto diverso, una vasca ornamentale o una semplice piscina, possono arricchire un’architettura. Nell’acqua inizia la Vita, la parola Battesimo deriva dal greco baptein che significa immergere nell’acqua, e nel rito ebraico l’immersione di purificazione avveniva in una vasca d’acqua piovana chiamata mikvè. L’acqua attutisce i movimenti, puo’ cullare e farci rilassare, puo’ proteggere il corpo, puo’alleviare il dolore, infatti il parto piu’ lieve e meno traumatico per un bimbo  è quello in acqua. La Vita è custodita per i primi nove mesi nel liquido amniotico, la dimensione dell’aria è dunque la piu’ sconosciuta appena si nasce. Sott’acqua si pensa anche diversamente, perchè si è sospesi in un ambiente che non è favorevole alla nostra respirazione ma che ci permette una piccola rinascita ogni volta. L’Architettura ha bisogno dell’acqua, di avere una luce diversa, filtrata e riflessa, in continuo movimento, in alcuni spazi,  grazie all’acqua,  si ottengono dei colori speciali e dei suoni piu’ soft, ma intensi……

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